venerdì 29 luglio 2011

Prima procedura d'empeachment per l'anidride solforosa

Bruxelles mette in discussione il suo utilizzo come biocida e disinfettante dei contenitori in cantina. Tutti in difesa della SO2  per evitare il precedente pericoloso di una messa al bando da parte della Commissione.

          Le organizzazioni europee del settore vitivinicolo - e presto anche la stessa Oiv - si stanno attivando per convincere la Commissione europea a non adottare il divieto di utilizzo dell'anidride solforosa (SO2) come biocida. La decisione spetta alla Commissione, e verrà presa nell'ambito del Comitato di gestione e si sostanzierebbe nel divieto di commercializzazione del biossido di zolfo come biocida come conseguenza del suo mancato inserimento tra i biocidi autorizzati negli allegati I, IA o IB della direttiva 98/8 CE.

Tappi in atmosfera satura 

          I rappresentanti delle organizzazioni del settore vitivinicolo europeo, fra le quali vi è il Copa-Cogeca, il Ceev presieduto da Lamberto Gancia e l'Oenoppia presieduta da Marco Manfredini, fanno presente alla Commissione, nella lettera inviata il 3 maggio 2011, che l'anidride solforosa è ormai indispensabile, sia per l'applicazione diretta nel processo di vinificazione - il cui uso, peraltro, è ben regolamentato a livello europeo - sia come disinfettante dei contenitori utilizzati nella vinificazione, come le botti ed altri contenitori in legno impiegati nel settore zootecnico e/o nella fermentazione di vino, sidro e vini da frutta, o anche per la conservazione dei materiali che vengono a contatto con il sidro, il vino  o il vino da rutta, come i tappi di sughero, che sono spesso venduti in sacchetti in atmosfera di SO2 per limitare lo sviluppo di microrganismi.
     Sin dalla nascita dell'enologia, l'anidride solforosa è stata considerata come il conservante più efficace, grazie alla sua attività antibatterica e antimicotica, ma anche antiossidante.
     La lettera a difesa del prosieguo dell'uso dell'anidride solforosa continua affermando che essa è utilizzata anche nel trattamento di barili per garantire la loro salute e evitare la contaminazione derivante dai ceppi di lieviti enologici (Brettanomyces in particolare) e reazioni batteriche. La sua specifica azione a lungo termine è di particolare interesse presso le aziende che fanno passare diversi mesi prima dell'imbottigliamento del vino prodotto che quindi deve essere conservato in recipienti sanificati con la solforosa.

Dosi basse, innocue per l'ambiante

          La maggiore critica che viene fatta all'impiego dell'anidride solforosa, e che potrebbe portare al divieto di commercializzazione e di uso di cui alla proposta della Commissione, si basa sul fatto che la solforosa è considerata un elemento inquinante dell'ambiente. ebbene i sostenitori del suo impiego precisano invece, che qualunque sia il metodo di trattamento, le quantità utilizzate sono molto basse e soprattutto all luce dei progressi nel recupero e nel trattamento di effluenti da cantine, essi non vengano rilasciati nell'ambiente e quindi non possono inquinarlo. In ogni caso, le dosi di anidride solforosa, che sono utilizzati nelle cantine sono molto limitate e specifiche  per l'impatto ambientale. Inoltre, le dosi utilizzate nella preparazione dei tini possono migrare nel vino nel pieno rispetto delle norme enologiche di cui al Reg.Ce 606/2009, e ciò permette di preservare la qualità del vino.
     Il problema principale che deriverebbe dal divieto di utilizzo di SO2 sarebbe costituito dal fatto che non ci  sono attualmente, in quasi tutte le strutture di vino europeo, prodotti alternativi che posano sostituire l'utilizzo di SO2 per la disinfezione dei contenitori e lo stoccaggio del vino.
     Le organizzazioni di categoria, nella loro lettera alla Commissione europea, non negano che attualmente si stanno studiando e mettendo in atto processi alternativi che però sono ancora in fase di sviluppo e che comunque non potrebbero essere impiegati da parte delle piccole strutture di vinificazione, che sono la maggioranza in Europa. Inoltre, queste tecniche non offrono le stesse garanzie di protezione a lungo termine e possono dare altri disinfettanti come il permanganato di potassio o altri perossidi, che peraltro non sono consentiti nella pratica enologica dalla normativa vigente.
     Le organizzazioni firmatarie della lettera concludono dicendo di essersi mobilitate in tutti gli Stati Membri ed extracomunitari per raccogliere materiale scientifico in grado di dimostrare la  necessità di utilizzo della solforosa in cantina, ma soprattutto della mancanza di conseguenze sull'ambiente.

Riferimenti: Vignevini - mensile de il Sole 24 Ore Spa n. 6 Giugno 2011



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